Il vero volto dell'Anoressia è l'assenza. Ma mentre ciò che cade sotto i nostri sensi è l'assenza fisica, il venir a mancare della consistenza del corpo, ciò che davvero manca nella patologia anoressica è quel briciolo di considerazione di sè che rende più vero e sentito ogni singolo aspetto quotidiano.
L'assenza di sè, nonostante sè.
Il corpo che deperisce rende evidente un vuoto, un'assenza per l'appunto, che tuttavia è tutto meno che fisico.
Ed è questo il sogno anche della Paziente bulimica che nella impotenza davanti al cibo tenta quasi di trovare in esso la propria consolazione. una sorta di risoluzione del vuoto interiore che tradisce il fine del controllo su di sè a sua volta demandato al controllo sul peso e, a questo fine, sul cibo. E' come un riempire fisicamente ciò che fisico non è, cosa questa che, nell'ineluttabilità della sconfitta che ne segue, produce ampi spazi di sfiducia e di ansia finendo per ridurre, così, le convinzioni nelle proprie capacità personali.
L'assenza di sè, nonostante sè.
In entrambe le forme il momento univoco è la necessità affettiva che viene urlata nel tentativo di trovare qualcuno disponibile a recepirla. Qualcuno che nella contingenza (che è anche metodo) dell'assenza, superi la sensazione di se stesso, qualcuno quindi di esterno a sè.
E ciò, proprio quando l'unica risoluzione è iniziare a rivolgere quella domanda affettiva esclusivamente a se stessi.
La guarigione sta quindi nel tornare ad esserci per se stessi, forse prima, nel tornare a sentirsi per poi toccare con mano la propria essenza fatta di autoconsiderazione, amorproprio e corporeità, nello stesso tempo.
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Su questo ritrovarsi della Persona, animo, psiche e corpo, poggia tutto il percorso terapeutico che di per sè vince l'assenza perchè 'nutre' l'animo e la psiche di ciò che il corpo come la mente
vorrebbero 'esprimere' e 'sentire'.
E questo è sempre possibile.
Dal Discorso Anoressico Bulimico quindi, è sempre possibile guarire
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